Se hai cliccato su questo articolo, probabilmente tra i tuoi prossimi programmi c’è quello di aprire Partita IVA come fotografo, per proporti come freelancer nel settore.
E, altrettanto probabilmente, sei spaventato all’idea di compiere un salto nel vuoto.

“Riuscirò a far quadrare i conti? Quanto costa aprire e, poi, mantenere una Partita IVA da fotografo? A quanto ammontano le tasse e i contributi?”. Queste ed altre domande sono perfettamente normali, soprattutto in una fase, per così dire, “embrionale” dell’attività.

Per questo abbiamo deciso di creare una “Guida Pratica per il Fotografo Freelance”, che tratta tutti i principali aspetti legati alla fiscalità: dalla procedura per aprire Partita IVA online ai costi da sostenere, dal calcolo di imposte e contributi ai vari adempimenti.
Dunque, se hai dubbi o perplessità sull’argomento, scopri insieme a noi le istruzioni per aprire Partita IVA come fotografo freelance e per gestire la fiscalità negli anni a venire!

Indice

Lavorare come fotografo: quando serve la Partita IVA?

lavorare con la fotografia

È chiaro che, per imbracciare la macchina fotografica e provare a fare qualche scatto in giro per la città, non occorre, di certo, la Partita IVA! Ma, quindi, come riconoscere il momento giusto per compiere il “grande passo”? Come distinguere un semplice hobby o un lavoretto occasionale, da un’attività svolta in maniera continuativa e professionale?

Ad oggi non esiste un limite economico, superato il quale vige l’obbligo di aprire Partita IVA come fotografo (o qualsiasi altra professione). Magari ti è capitato di leggere dei “famosi” 5.000 €, spesso considerati – erroneamente! – come la soglia massima per le prestazioni occasionali. Tuttavia, non è così: il principio da valutare, in tal caso, è legato alla durata temporale e alla frequenza, regolare o meno, delle singole collaborazioni.

Dunque, semplificando: se, per un periodo non superiore a 30 giorni l’anno, partecipi ad un progetto e vieni pagato per le tue foto, non sei tenuto ad aprire Partita IVA, ma puoi ricorrere alla prestazione di lavoro autonomo occasionale e rilasciare solo una ricevuta.

Se, invece, la collaborazione sfora i 30 giorni o si ripete con cadenza regolare (ad esempio, se viene richiesto un fotografo per un evento che si tiene ogni primo week-end del mese), non sei più un lavoratore occasionale: devi, perciò, attivare la Partita IVA.

Come è inquadrata fiscalmente l’attività del fotografo?

tassazione sul lavoro del fotografo

A questo punto, ti starai chiedendo: “Ok, ma quale tipo di Partita IVA – o, meglio, quale inquadramento – si addice all’attività di fotografo?”. Facciamo insieme chiarezza.

Per stabilire il corretto inquadramento di un fotografo, bisogna prima conoscere come egli imposta il suo lavoro: si limita a realizzare servizi fotografici su commissione (ad esempio, in occasione di cerimonie private), oppure vende i suoi scatti a terzi?

E ancora: utilizza il suo studio solo per ricevere i clienti e scattare loro delle foto (ad esempio, per il book di una modella), oppure dispone di uno spazio aperto al pubblico?

Ebbene, nel primo caso (lavori su commissione, studio accessibile ai soli clienti), il fotografo è inquadrato come freelancer (o, più precisamente, libero professionista).
Nel secondo caso, invece, l’inquadramento è da ditta individuale, ragion per cui si allunga la procedura (e aumentano i costi) per avviare l’attività e aprire la Partita IVA.

Qui, tuttavia, ci concentreremo sul primo caso, ovvero sul fotografo che sceglie di lavorare freelance. Vediamo, quindi, come iniziare e quali adempimenti occorrono!

Come aprire online una Partita IVA da fotografo?

Per cominciare, vogliamo darti una buona notizia: l’apertura della Partita IVA è gratuita per tutti i professionisti, dunque anche per il fotografo che intende lavorare freelance.

L’operazione, ormai da alcuni anni, si può svolgere per via telematica: con l’aiuto di Fiscozen, ad esempio, puoi portare a termine l’intero iter online e senza costi extra!
Inoltre, puoi contare sul supporto di un consulente per scegliere correttamente:

  • il Codice ATECO per l’attività di fotografo;
  • il regime fiscale per te più conveniente.

Come scegliere il Codice ATECO per l’attività di fotografo?
La scelta del Codice ATECO, da valutare a seconda delle prestazioni offerte e dell’ambito di lavoro del fotografo, va effettuata tra le seguenti opzioni:

  • 74.20.19 – Altre attività di riprese fotografiche: adatto per chi realizza servizi fotografici per privati (es. matrimoni, ricorrenze, eventi) ed aziende (es. pubblicazioni per moda e riviste, siti web o a scopo commerciale).
  • 74.20.11 – Attività di fotoreporter: adatto per lavorare in campo giornalistico.
  • 74.20.12 – Attività di riprese aeree nel campo della fotografia: richiesto per realizzare scatti e/o video con droni ed attrezzature simili (attenzione: questo codice prevede l’inquadramento da ditta individuale, e non da professionista).

Come scegliere il miglior regime fiscale per il fotografo?

professione fotografo

Il secondo punto che merita un’attenta riflessione è il regime fiscale, poiché influisce direttamente sull’entità delle imposte e dei contributi che andrai a versare negli anni.

Nella maggior parte dei casi, la scelta ricade sul regime forfettario, l’unico regime agevolato disponibile, ad oggi, per coloro che aprono Partita IVA come fotografi.

Come funziona il regime forfettario?

Il motivo per cui, in tantissimi, scelgono di assoggettarsi ad esso è certamente l’applicazione di una sola tassa: invece dell’Irpef, delle addizionali, ecc. qui si paga un’unica imposta sostitutiva, che corrisponde al 15% del reddito imponibile.

Il reddito imponibile, a sua volta, si calcola a partire dal fatturato lordo incassato, deducendo sia una percentuale stabilita dal Codice ATECO (che, nel tuo caso, è pari al 22%) per le spese annue, sia i contributi previdenziali versati nel medesimo periodo.

Quindi, per fare un esempio: se Stefano, fotografo freelance, ha incassato 10.000 € e versato 2.000 € di contributi nel 2020, il suo reddito imponibile corrisponde a:

  • 10.000 € – 2.200 € (22% di spese deducibili) – 2.000 € (contributi) = 5.800 €

Di conseguenza, deve versare un’imposta sostitutiva di soli 870 €.
Inoltre, se rientra sia nei requisiti per il regime forfettario, sia in quelli relativi all’aliquota “start-up” al 5%, per i primi cinque anni paga un’imposta ridotta di 1/3, ovvero 290 €.
Insomma, come puoi notare, si tratta di una tassazione abbastanza “soft”, che consente anche ad un freelancer ad inizio carriera di lavorare senza grosse preoccupazioni.

A migliorare ulteriormente la situazione fiscale, contribuiscono altri vantaggi come:

  • la franchigia IVA;
  • l’assenza di contabilità (con l’unico obbligo di conservare e numerare le fatture);
  • l’esonero da vari adempimenti, tra cui:
    • esterometro;
    • studi di settore;
    • passaggio alla fattura elettronica, ecc..

Quanti contributi paga un fotografo freelance?

fotografo freelance

L’ultima questione da affrontare riguarda il calcolo ed il pagamento dei contributi previdenziali, anch’essi a carico dei lavoratori freelance. A quanto ammontano?

In quanto iscritto alla Gestione Separata INPS, il fotografo è tenuto a versare un contributo pari al 25,98% del reddito lordo (che, nel tuo caso, corrisponde al 78% degli incassi). Pertanto, riprendendo l’esempio proposto in precedenza, su 10.000 € di incassi e 7.800 € di reddito lordo:

  • l’importo dovuto è 2.026 €.

Complessivamente, quindi, considerando sia l’imposta sostitutiva che i contributi previdenziali, il nostro Stefano deve preventivare una spesa di circa 2.300/2.900 €.

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