Siamo tutti naturalmente portati a pensare che “l’artista è un morto di fame” e lo pensiamo così tanto che facciamo in modo di riflettere nella realtà questo nostro pensiero.

Io, quando ho scelto di mollare l’università a un esame dalla laurea (mi mancava solo la tesi per diventare Ingegnere Informatico) per dedicarmi alla fotografia avevo un’idea ben chiara sul mio futuro: avrei guadagnato almeno quello che guadagna un ingegnere nella mia vita, ma facendo fotografia.

Com’è andata a finire? Che guadagno molto di più di quello che guadagna un Ingegnere e vivo la vita dei miei sogni, facendo solo quello che amo fare e non dipendendo da nessuno.

Ma non voglio raccontarti la mia storia in questo articolo, ti spiegherò invece come è nato il mito dell'”Artista povero” e del perché i fotografi per lo più fanno la fame.

Indice

Un tempo gli artisti erano Miliardari

Mentre studiavo all’università lessi uno dei libri che aprì la mia mente e che mi diede la forza di mollare l’università e seguire i miei sogni.

Il libro è disponibile solo in lingua inglese ed è il seguente “The wealth of Michelangelo“, del Professor Rab Hatfield.

Il Prof. Hatfield, inglese, iniziò negli anni 90 uno studio su Michelangelo con l’obiettivo di datare tutte le scene dipinte nella Cappella Sistina.

Mentre riuscì facilmente a datare le scene più celebri, non fu impresa semplice farlo con le opere “minori“.

Non dandosi per vinto il Professore ebbe un’idea: Michelangelo, come tutti gli artisti dell’epoca, lavorava su commissione e veniva dunque pagato per realizzare le sue opere.

Sarebbe stato dunque più facile datare le sue opere scartabellando i registri bancari dell’epoca per vedere quando Michelangelo veniva pagato e per quale motivo.

Fu così che il Prof. Hatflield si recò all’Università di Siracusa, in Italia, dove venivano custoditi questi registri bancari.

Il Professore scoprì una verità sempre taciuta…

Sommando i pagamenti ricevuti nei pochi anni di attività dell’artista, il Professore scoprì che Michelangelo possedeva un patrimonio che oggi ammonterebbe a circa 47 MILIONI DI DOLLARI.

Si, hai letto bene: 47’000’000$. Facendo di Michelangelo l’uomo più ricco del Rinascimento.

Continuando ad leggere i registri contabili del tempo il Professore scoprì che Michelangelo non era il solo ad essere milionario, ma moltissimi altri artisti “minori” lo erano.

Gli artisti erano Ricchi. Molto molto ricchi!

Dal 1847 gli Artisti sono diventati morti di fame…

200 anni dopo la morte di Michelangelo nacque in Francia Henri Murger, questo bel ragazzotto che sprizza gioia e voglia di vivere:

Ecco my dear, se sei un Fotografo che fatica ad arrivare a fine mese, se non ti puoi permettere una Ferrari ed un Rolex, è colpa sua!

Più precisamente Henri Murger nacque a Parigi nei primi anni del 1800. Parigi in quegli anni era una città che ospitava moltissimi artisti di successo… E Murger non riusciva a far parte di loro.

Non solo Murger non riusciva a essere riconosciuto come artista di successo, ma navigava anche in cattive acque da un punto di vista finanziario.

Fu così che allora il nostro amico Henri scrisse e pubblicò “Scènes de la vie de bohème“, una raccolta di storie che enfatizzano e romanticizzano la povertà degli artisti.

Il libro divenne un successo solo dopo la morte dell’autore dando vita allo spettacolo teatrale “La Bohème”, che diede poi vita anche al famosissimo musical cinematografico “Moulin Rouge”.

la boheme

Così nacque e continua il mito dell’artista che fa nascere meravigliosa arte dalla povertà.
La povertà diventa quasi un orgoglio.

Ci siamo lasciati convincere che chiedere denaro per creare immagini evocative sia volgare.

Mentre scrivo questo articolo mi vengono in mente i fotografi che prezzano i loro servizi fotografici di matrimonio a 1000€.

1000€? Ma siamo pazzi? Vuoi davvero rimanere povero per tutta la vita? Per 1000€ tu non devi neanche alzare il culo dal letto!

Nella nostra mente l’arte non è una cosa per cui siamo disposti facilmente ad andare ALL-IN, proprio perché è difficile credere che vivremo degnamente la nostra vita.

Il problema è proprio il pensare all’ALL-IN come unica forma di “ingresso” nel mondo dei lavori creativi.

Non devi andare ALL-IN! Solo i pazzi vanno ALL-IN!

Quando penso a quello che ho fatto mollando l’università per dedicarmi alla fotografia, beh… Mentirei se dicessi che non lo rifarei, ma sono consapevole non sia il modo giusto di approcciare a questo mondo.

Se stai studiando, se già hai un lavoro, dedica parte della tua giornata alla fotografia.

Crea la tua consapevolezza fotografica, falla crescere parallelamente alla tua attività principale, inizia a far girare la ruota e solo quando girerà degnamente, molla la tua attività principale.

Più avanti scriverò un articolo dedicato ai prezzi che un fotografo DEVE fare, perché la politica di pricing che il fotografo medio attua è da poveri disgraziati.

Ti dico una cosa, secondo la maggior parte degli esperti del lavoro circa l’80% delle professioni che oggi riteniamo “buone e sicure” scomparirà. Le macchine ci sostituiranno.

Indovina un po’ quali lavori non potranno mai essere sostituiti da una macchina? Proprio i lavori creativi. Perché la creatività non può essere programmata, la creatività parte dalla sensibilità, dell’essere umani.

E qui ci colleghiamo al post precedente sulla Consapevolezza Fotografica di Livello 3: per essere un grande fotografo devi essere un grande umano.

Devi avere la lucidità mentale e la disciplina di portare aventi un percorso artistico parallelamente al percorso che ora come ora ti da da mangiare.

Devi avere la visione che ti spinga a crescere come fotografo e come umano.

Devi avere pazienza e tenacia. Devi essere una persona migliore di quella che in questo momento sta leggendo questo articolo.

Cosa ti tiene lontano dai soldi?

Il caro Jeff Goins nel suo libro “Real artistis don’t starve“, pubblicato solo in inglese (le versioni che trovi in italiano sono saggi basati sul libro originale e fanno pietà, risparmia i tuoi soldi) e acquistabile su Amazon con il link qui sotto, identifica 8 problemi per i quali gli artisti sono poveri.

  1. Crediamo che artisti si nasca (ne ho già parlato nei post precedenti. Fotografi si diventa, non si nasce!);
  2. Si cerca l’originalità ad ogni costo;
  3. Crediamo di sapere, quando non sappiamo nulla;
  4. Crediamo che il successo per un artista arriva quando sarà notato;
  5. Crediamo che l’artista sia una specialista nella sua arte;
  6. L’artista vede il denaro con disprezzo, perché la sua arte è al di sopra del vile denaro;
  7. Siamo vigliacchi;

In parole semplici: ESSERE POVERI E’ UNA SCELTA!

Nel video che ho inserito ad inizio articolo sviluppo meglio questi concetti e te li spiego uno per uno.

Ti aspetto nel prossimo articolo! Rock ‘n’ Roll!
David Adriani

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