Sono in molti a porsi la domanda del perché alcuni fotografi continuino a scattare in bianco e nero nonostante l’avvento del colore. Ancor più surreale – per alcuni – è comprendere quei fotografi paesaggisti che utilizzano il bianco e nero, perdendo così i colori caldi del tramonto, l’azzurro dell’acqua o il verde della natura.
Chi scrive è un fotografo di paesaggio in bianco e nero e in questo articolo cercherò di illustrarvi i vari perché della mia scelta per il monocromatico.

Indice

Introduzione

In molti confondono il bianco e nero con la semplice de-saturazione di una fotografia. Altri, invece, credono erroneamente che una foto tecnicamente sbagliata possa assumere interesse una volta convertita in bianco e nero. Entrambe queste supposizioni sono, però, totalmente errate.

Per fotografare in bianco e nero bisogna prima pensare in bianco e nero. Per il fotografo significa fare un ulteriore sforzo, perché deve astrarre il suo sguardo dalla rappresentazione reale che ha davanti ed immaginarsela in scala di grigi. Ciò comporta prestare maggiore attenzione alla composizione, alle linee, ai contrasti, alle differenti texture, ai volumi e alle forme.

Gli elementi grafici nella fotografia di bianco e nero

Quando fotografiamo a colori, molto spesso la nostra attenzione si concentra maggiormente sulle diverse cromie presenti nella composizione. Dai vestiti di una modella all’architettura circostante, dalla luce solare sino alla natura presente, il nostro occhio è attratto dai contrasti, ad esempio, tra colori caldi e freddi, tra colori complementari, e via discorrendo. Quando fotografiamo in bianco e nero l’attenzione per il colore scompare e il nostro sguardo si concentra totalmente ai contrasti tra luci e ombre, alle linee guida, alle diverse transizioni presenti nell’immagine, alla direzione della luce. Le stesse ombre, nella fotografia monocromatica, assumono un ruolo importantissimo nella scelta compositiva. Potremmo dire che il bianco e nero permette di conferire maggior comunicabilità alla fotografia.
Per questo fotografare in scala di grigi ci permette di modificare ed allenare il nostro occhio, di focalizzare la nostra attenzione su aspetti che – forse – mettevamo in secondo piano. Fotografare in bianco e nero, in qualche modo, cambia il nostro approccio alla fotografia.

Qualche settimana fa ho scattato la fotografia che vedete di seguito, la quale – secondo me – riesce ad esprimere graficamente l’importanza degli elementi che abbiamo appena elencato.

fotografia bianco e nero
Monte Emilius, Valle d’Aosta – © Valerio Spositi

Guardando la fotografia si possono immediatamente notare i contrasti tra luci e ombre creati dai raggi solari sulla parete rocciosa della montagna, così come quelli creati nella nuvola sottostante. Si possono notare i contrasti tra le texture della roccia e quella delle nuvole nonché la transizione tra una e l’altra. Infine, si può notare la semplicità della composizione che riflette la direzione della luce solare; infatti, la luce proviene dalla parte in alto a destra e scende verso sinistra e la composizione segue questa linea direzionale.

fotografia bianco e nero
Cascate di Lillaz, Valle d’Aosta – © Valerio Spositi

Anche nella fotografia qui sopra l’occhio è immediatamente attratto dal netto contrasto tra la morbidezza dell’acqua della cascata e la dura superficie della roccia.
Ciò che risulta essere di fondamentale importanza nella fotografia in bianco e nero è lo studio della luce, saperla enfatizzare, risaltarne la direzione. Ad una più attenta analisi della fotografia, possiamo notare come il fascio di luce provenga dalla parte alta dell’immagine e scenda fino alla base della cascata. La luce ha, pertanto, una direzione verticale e questa verticalità è stata riprodotta sia in termini compositivi – la forma della cascata – sia nel tipo di scatto (verticale, per l’appunto).

Anche nel processo di post-produzione si è andati a studiare la luce, la sua direzione, quali aree colpisce e con quale intensità. Guardando la fotografia, infatti, si può subito vedere che la luce colpisce pienamente il flusso d’acqua della cascata e solo alcune aree delle rocce e delle piante circostanti. Tradurre un’immagine in bianco e nero significa, perciò, anche andare a comprendere quale intensità di nero e di bianco bisogna dare a ciascuna area della fotografia in base all’intensità della luce che la colpisce. E’ un approccio che ricorda vagamente il sistema zonale di Ansel Adams, uno dei grandi maestri della fotografia e della paesaggistica. Ovviamente, tutto il processo di post-produzione risiede nella capacità creativa del fotografo, nella sua immaginazione e nella tensione emotiva che un tipo di editing crea nel suo autore.

Il contrasto tra luci ed ombre, bianchi e neri, nella fotografia monocromatica è, infatti, molto accentuato: possiamo trovare luci molto intense ed ombre molto scure, bianchi molto carichi e neri molto chiusi. E’ proprio questo potente contrasto a conferire interesse alla fotografia di bianco e nero.

Con le ultime immagini andiamo invece a sottolineare l’importanza di un altro elemento grafico: le forme geometriche e le linee.

fotografia bianco e nero
San Quirico d’Orcia – © Valerio Spositi

Questa fotografia è stata scattata a San Quirico d’Orcia, proprio dall’altro lato della strada rispetto a dove si trovano i famosi cipressi. E’ una fotografia dalla composizione estremamente semplice, con il confine tra cielo e terra posto nella linea inferiore dei terzi. Ma l’elemento di interesse qui risiede nelle linee.
Le linee ondulate di questo campo contrastano con le rette scie delle nuvole. La transizione tra zone di luce e di ombra presenti sul terreno è stata enfatizzata in fase di post-produzione in modo da renderla più interessante all’occhio dello spettatore. E’ una fotografia di paesaggio incentrata molto sul contrasto geometrico.

Un ulteriore esempio di utilizzo di linee per creare tensione emotiva e di forme nonché contrasti marcati è l’immagine seguente.

fotografia bianco e nero
Doss Trento – © Valerio Spositi

La luce che filtra dalla parte in alto a destra del fotogramma modella e marca le pareti delle colline. Si può notare che la luce crea un effetto “glow”, un effetto bagliore che, oltre a produrre un mood etereo, da un lato riduce la forza della texture delle pareti rocciose ma dall’altro esalta le linee ed i contrasti. Lavorando in post-produzione si è voluto accentuare questo contrasto, andando quasi dal bianco puro al nero puro sfruttando così tutta la scala tonale. Anche le transizioni da una collina all’altra sono state rese più evidenti così da dare un senso di profondità all’immagine, con l’occhio dello spettatore che passa da una collina all’altra, da una zona di ombra ad una di luce.

La luce nella fotografia di bianco e nero

Da quanto abbiamo appena detto si è compresa l’estrema importanza dello studio della luce nella fotografia di bianco e nero. Saperla leggere, saper coglierne la direzione e l’intensità rappresentano elementi chiave per la riuscita di un’ottima fotografia. Questa capacità la si deve applicare anche in fase di post-produzione, andando ad esplorare tutta la gamma dinamica della nostra fotografia. Si deve capire quali zone vengono colpite dalla luce e quali no, con quanta intensità la luce colpisce alcune aree, quanti dettagli ci sono nelle zone di ombra e quali, tra questi, sono interessanti e quali no. E’ un lavoro che richiede una elevata dose di studio. Per questo possiamo parlare di Art & Craft, di arte e mestiere del bianco e nero.

Nella fotografia di paesaggio – ad esempio – i fotografi sono soliti scattare ad orari precisi come alba e tramonto, all’ora dorata o all’ora blu. In questi particolari orari, infatti, la luce ha dei colori molto interessanti che conferiscono un grande impatto visivo alla nostra fotografia.
Anche nella fotografia di paesaggio in bianco e nero la luce, come si è detto, riveste un’importanza fondamentale ma, a differenza della fotografia a colori, il bianco e nero ci permette di estendere le ore e le condizioni meteorologiche nelle quali e con le quali possiamo scattare. Ad esempio, la fotografia della cascata che abbiamo mostrato poco fa è stata scattata intorno alle 11 del mattino, un orario che difficilmente sarebbe utilizzabile da chi fotografa a colori. In bianco e nero, invece, quella luce quasi verticale e molto intensa ha conferito dei bellissimi contrasti alla nostra immagine finale.
Una giornata con nuvole molto grigie e cariche di pioggia potrebbe risultare di scarso interesse a chi fotografa a colori e ricerca delle specifiche tonalità cromatiche nella luce. In bianco e nero, invece, questa condizione meteorologica può conferire al nostro scatto una drammaticità e dei contrasti incredibilmente artistici.

Il bianco e nero dei grandi maestri della fotografia

Personalmente, le prime foto che vidi in bianco e nero, e che suscitarono in me un notevole interesse, furono quelle di Ansel Adams e del fotoreporter Robert Capa. Provate a sfogliare alcuni lavori di questi due fotografi, come ad esempio gli scatti di Adams allo Yosemite National Park o il reportage in Unione Sovietica di Capa assieme a John Steinbeck e capirete il perché di questo interesse.
Ma il colpo di fulmine tra me e il bianco e nero è avvenuto la prima volta che ho visto le fotografie di Sebastião Salgado. Qualsiasi presentazione del grande fotografo brasiliano sarebbe superflua in quanto la sua fama raggiunge tutti gli angoli del mondo, gli stessi che ha visitato per produrre la sua ultima, monumentale opera: Genesi.

Per chi, invece, sentisse il nome di Salgado per la prima volta, lascio qui di seguito alcune sue fotografie tratte da Genesi e pubblicate in un articolo su Nikon School.

fotografia bianco e nero salgado
Isole South Sandwich, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Brasile, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Kafue National Park, Zambia, 2010 © Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Penisola di Valdés, Argentina, 2004 © Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Sud del Djanet, Algeria, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Arizona, USA, 2010 © Sebastião Salgado/Amazonas Images

Salgado, nel corso della sua vita, ha prodotto innumerevoli lavori che hanno fatto il giro del mondo: dall’America Latina ai Balcani, dall’Africa all’Asia passando per il Medio Oriente, dal Polo Nord al Polo Sud. In ogni angolo del mondo Salgado ha fotografato l’uomo e la natura, racchiudendo questi scatti in veri e propri capolavori come Other Americas, Exodus, Sahel, Workers, Kuwait e Genesi.

Perché fotografare in bianco e nero

Abbiamo aperto questo articolo ponendo la domanda su cosa spinga, oggi che c’è la possibilità di utilizzare il colore, alcuni grandi fotografi a continuare a lavorare in bianco e nero. La risposta la lascio dare a Sebastião Salgado, Gianni Berengo Gardin, tra i più famosi fotoreporter italiani, e Jack Curran, uno dei migliori fotografi di paesaggio in bianco e nero al mondo.

“Quando ho iniziato a fotografare, i colori erano molto saturi. C’era il rischio che prendessero il sopravvento sui soggetti che volevo mostrare, sulla dignità delle persone, sui sentimenti, sulla storia. La bellezza dei colori rischiava di cancellare tutto il resto. Nelle mie foto c’è tutta la mia vita, le mie idee, la mia etica. Oltretutto, una foto è sempre inscritta all’interno di una storia, a cui io partecipo direttamente, dato che di solito trascorro molto tempo nei luoghi o con le persone che vorrei fotografare. Dietro ogni scatto c’è questa continuità, questa partecipazione. E l’immagine deve riuscire a trasmetterle.
[…]
Nelle fotografie a colori c’è già tutto. Una foto in bianco e nero invece è come un’illustrazione parziale della realtà. Chi la guarda, deve ricostruirla attraverso la propria memoria che è sempre a colori, assimilandola a poco a poco. C’è quindi un’interazione molto forte tra l’immagine e chi la guarda. La foto in bianco e nero può essere interiorizzata molto di più di una foto a colori, che è un prodotto praticamente finito.
[…]
Per me il bianco e nero è un’astrazione, è un modo di concentrarmi, di non distogliere la mia attenzione da quello che è il vero oggetto del mio interesse. Se io fotografassi a colori, magari una volta vista la foto stampata mi accorgerei che i verdi hanno il sopravvento sugli altri colori. Invece mentre faccio la stessa foto in bianco e nero, il verde, così come il giallo, il rosso o il marrone, diventa grigio. C’è tutta una serie, una sfumatura di grigi diversi che mi consentono di trasferire quello che mi interessa. E sono assolutamente certo che nel momento in cui tu guardi quella foto, in un certo senso tu vedrai dei colori, glieli attribuirai tu. Questo mi fa sentire a mio agio, mi fa sentire bene il non dovermi preoccupare del colore. Sia chiaro, la mia non è una critica alla foto a colori, ci sono molti bravissimi fotografi che usano il colore”.

Sebastião Salgado

Quando sono nato, la televisione, il cinema e la fotografia erano in bianco e nero e i miei maestri – Cartier-BressonWilliam KleinJim SmithWilly Ronis – erano tutti fotografi di bianco e nero. Io mi sono formato alle loro scuole, quindi istintivamente sono diventato un fotografo in bianco e nero. All’atto pratico, poi, trovo che per il mio tipo di fotografia il bianco e nero sia più efficace, più grafico, più forteInoltre, penso che il colore disturbi perché il fotografo, quando scatta, è attratto dai colori, che lo distraggono. Se in una foto c’è una macchia di colore, il viso del protagonista passa in secondo piano, mentre con il bianco e nero il rosso diventa nero e il viso risalta. Ed è questo che mi interessa.

Gianni Berengo Gardin

Ho sempre trovato il bianco e nero utile per dimostrare una notevole profondità della comunicazione visiva, mentre la sua natura astratta sfida il fotografo a pensare in modo più astratto e creativo. Sebbene possa apprezzare una fotografia a colori quando è ben eseguita, trovo che il bianco e nero sia più eccitante, stimolante, unico e, dal mio punto di vista, soddisfacente. (Questa citazione è presa da un’intervista realizzata da I Shoot Travels)
[…]
Credo che la mia reazione nel vedere la mia prima stampa in bianco e nero sia stata rivelatrice, magica ed emotivamente appagante. Ho subito capito che quello sarebbe stato un viaggio lungo una vita. Ed infatti è stato 40 anni fa! Il bianco e nero, quando è ben fatto, evoca una connessione con il mio desiderio e passione per l’espressione creativa.

Jack Curran

Come realizzare in Lightroom un Paesaggio in Bianco e nero

Conclusione

Scriveva Ansel Adams:

Una fotografia è grande quando riesce a esprimere pienamente i più profondi sentimenti del suo autore nei confronti di ciò che viene fotografato, divenendo così una genuina manifestazione della sua sensibilità nei confronti della vita considerata nella sua pienezza.

Il bianco e nero – personalmente – mi permette di esprimere a pieno quella connessione emotiva che ho quando mi trovo davanti ad un paesaggio, immerso nella natura. Pensare e poi scattare in bianco e nero ha notevolmente contribuito ad allenare il mio occhio dal punto di vista compositivo, ad accrescere la mia consapevolezza dell’importanza della luce e a saperla leggere e gestire.

In questo articolo abbiamo cercato di spiegare, dal punto di vista teorico e pratico, come e perché realizzare fotografie in bianco e nero. Abbiamo compreso quanto importanti siano gli elementi grafici e la loro interazione all’interno della fotografia. Luci e ombre, bianchi e neri sono i veri protagonisti dei lavori di un fotografo di bianco e nero e la loro gestione fa la differenza tra la semplice de-saturazione e una vera e propria opera d’arte.

Se avete interesse nell’approfondire altri elementi legati alla fotografia in bianco e nero, lasciate un commento qui sotto e cercheremo di soddisfare la vostra curiosità.

Informazioni sull'autore

8 commenti su “L’arte della Fotografia in Bianco e Nero”

  1. Ciao Valerio! Ho letto tutto d’un fiato il tuo scritto ed ho percepito la passione che hai nella fotografia di paesaggio!

    Io ho partecipato al corso “Landscape Mastery” di Diventa un Fotografo e mi sono follemente innamorato della fotografia di paesaggio. Questo corso mi ha fatto capire che è quello a cui voglio dedicarmi per i prossimi anni.

    Ho scattato decine di paesaggi nell’ultimo anno. Dopo il tuo articolo ho provato a post-produrli in bianco e nero, ma perdono tutta la loro intensità.
    C’è una tecnica precisa per la conversione in bianco e nero? Io ho provato con Lightroom.

    Se possibile sarebbe bello un articolo sulla tua tecnica di conversione, la parola (o lo scritto) di un esperto sono sempre oro colato.

    1. Ciao, Mario!
      Grazie mille. Sì, fotografare paesaggi e natura per me significa entrare in completa connessione con essi; viverli sul momento fisicamente e conferirgli artisticamente la mia visione in post-produzione.
      Anch’io feci il corso Landscape Mastery di David ed è un percorso veramente completo per chi vuole fare fotografia di paesaggio.

      Veniamo al bianco e nero. Che al momento della conversione tu veda un’immagine priva di tensioni, di dinamicità e di contrasti è normale. Anch’io, nei miei primissimi lavori di bianco e nero, non ero per nulla soddisfatto e “rifuggiavo” (passami il termine) nel colore.
      Come ho scritto nell’articolo, il bianco e nero richiede al nostro occhio un processo di astrazione da quello che vediamo nella realtà, che è fatta di colori. E, a mio avviso, richiede anche una dose in più di creatività.

      Io uso al 99% solo Lightroom per lavorare in bianco e nero e il mio workflow si basa su un processo step by step che va a lavorare selettivamente sulle varie aree dell’immagine.
      Come lavorare in bianco e nero l’ho imparato da Jack Curran, che attualmente (se non erro) detiene il titolo di miglior fotografo di bianco e nero al mondo. Ti consiglio di visitare il suo sito per farti un’idea di cosa sia un bianco e nero fatto davvero a regola d’arte.

  2. Ciao! Grazie per l’articolo!
    Anche io ho fatto il corso di paesaggio Landscape Mastery di Adriani e ho imparato tantissime cose!
    Questa estate per me sarà dedicata totalmente a questo. Voglio mettere in pratica tutto quello che ho appreso con le lezioni!

    Mi piace il contatto con la natura e la sensazione di libertà che provo quando, davanti ai colori del tramonto, faccio scattare la mia macchina fotografica.

    Leggere questo articolo mi ha incuriosito, effettivamente un paesaggio senza colori è davvero artistico.
    Sembrano paesaggi alieni, quasi lunari.

    Come il signore che ha già commentato non riesco però a fare un bianco e nero che sia bello da vedere, sono foto insipide.

    Perché non fai un video (o un articolo, ma i video sono forse più diretti) dove spieghi la tua tecnica? Le tue montagne sono capolavori ragazzo mio!

    1. Ciao, Andrea!
      Grazie davvero per i complimenti!
      Come ho detto nel commento precedente, all’inizio è assolutamente normale che la post-produzione in bianco e nero ti dia un’immagine piatta ed insipida. Mentre nella fotografia a colori puoi conferire maggior vividezza, saturazione, luminanza ad un particolare colore, nel bianco e nero devi lavorare sulle tensioni, appunto, tra luci e ombre, tra bianchi e neri, tra geometrie, volumi, linee e texture.
      Per questo ci tengo a sottolineare che lavorare in bianco e nero ti aiuta a migliorare il tuo occhio fotografico e il modo in cui fai fotografia.

      Su un video tutorial del mio flusso di lavoro di base per il bianco e nero ci sto pensando. Vedrò con David di riuscirlo a fare non appena ci sarà l’opportunità.

      Ti ringrazio per l’interesse e, per qualsiasi altra domanda, scrivimi pure!

  3. Ciao Valerio,

    Complimenti per l’articolo, davvero notevole, trasmette tutta la tua passione. Anch’io ho fatto il corso di Davide e concordo che certe foto in bianco e nero ‘rendono’ molto di più… non ho mai valutato di iniziare a ragionare in bianco e nero… leggendo il tuo articolo farò qualche uscita avendo questo in mente.
    Grazie

    1. Ciao, Ana!
      Grazie mille, mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto.
      Lavorare con la mente in bianco e nero quando si esce a fotografare un mondo a colori è il primo ma fondamentale passo per iniziare a fare bianco e nero.
      Non è per nulla facile, te lo assicuro. Il nostro occhio lavora a colori e sforzarci di vedere in bianco e nero è difficile.
      Ma con un bel po’ di pratica nulla è impossibile.
      Sicuramente, l’altra parte altrettanto importante nel bianco e nero è la post produzione, ossia la realizzazione della nostra idea.
      Vedremo di fornirvi dei consigli anche su questo aspetto 😉

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