L’autofocus è una funzione ormai presente su tutte le macchinette fotografiche, persino sui dispositivi elettronici quali tablet e smartphone.
Ma cos’è e come funziona? Cosa bisogna sapere per usarlo nel modo migliore?
Se sei interessato all’autofocus, non ti resta che leggere questo vademecum che raccoglie tutte le informazioni importanti di cui potresti avere bisogno.
Continua a leggere l’articolo e la messa a fuoco automatica non avrà più segreti per te!
Indice
Cos’è l’Autofocus?
Stando a quanto dice Wikipedia, l’autofocus è un automatismo che consente di avere e mantenere in maniera automatica la messa a fuoco su un soggetto.
Ma in altre parole questo cosa significa? Immaginate di avere in mano la vostra macchina fotografica. Dal display potete vedere il soggetto da fotografare, che però appare sfocato. Ma, semplicemente sfiorando il pulsante dello scatto, il soggetto apparirà magicamente a fuoco! Questo perché avete impostato l’autofocus sulla vostra macchinetta.
L’occhio come l’Obiettivo Fotografico
Per capire in maniera semplice come funziona la messa a fuoco, basta pensare a come vediamo noi le cose normalmente.
Nell’occhio c’è il cristallino, che è una lente biconvessa sostenuta dai muscoli ciliari. Grazie a questi muscoli, il cristallino può modificare la propria curvatura a seconda della distanza e mettere a fuoco sulla retina i vari oggetti.
Il nostro campo visivo, inoltre, ha una zona centrale in cui tutto è messo a fuoco e delle parti periferiche che invece appaiono sfocate.
Per quanto riguarda le fotocamere, il sistema di messa a fuoco si ispira proprio a quello dei nostri occhi. E adesso ti spiego il perché!
Come funziona l’Autofocus?

L’obiettivo ha al proprio interno dei gruppi lenti che svolgono in tutto e per tutto la stessa funzione del cristallino. In questo caso, ovviamente, non aspettarti che siano i muscoli ciliari a determinarne il movimento!
La messa a fuoco manuale avviene tramite lo spostamento delle lenti armeggiando con la ghiera dell’obiettivo. Quella automatica, invece, sfrutta un sistema di calcolo della distanza per muovere di conseguenza i gruppi di lenti.
Esistono due sistemi pricipali che permettono la messa a fuoco automatica e sono quelli attivi e quelli passivi.
Come funziona il sistema AF Attivo?
Nell’autofocus attivo la macchina invia un’onda che permette di calcolare la distanza e quindi regolare automaticamente la messa a fuoco.
L’onda inviata può essere di varia natura: un ultrasuono, un raggio infrarosso, un’onda sonora… In ogni caso, qualsiasi essa sia, l’onda va a scontrarsi sul soggetto da fotografare e poi ritorna indietro alla fotocamera. In questo modo il dispositivo può immagazzinare le informazioni utili per stabilire quanto è distante l’oggetto e come regolarsi per mostrarlo perfettamente a fuoco.
La distanza viene elaborata da un microprocessore che calcola il tempo che intercorre tra l’invio e il ritorno dell’onda. E’ sempre questo microprocessore ad inviare le informazioni al motore che fa muovere le lenti fino alla posizione giusta.
Insomma, una cosa che per noi risulta così semplice e veloce, come premere un tasto e avere una foto a fuoco, presuppone un’ingegneria dietro non da poco!
Come funziona il sistema AF Passivo?
L’autofocus passivo è il sistema alla base della messa a fuoco nei dispositivi fotografici professionali.
Anzi, possiamo dire che, se non hai un modello antidiluviano, l’autofocus sulle macchinette fotografiche è sempre passivo.
Il sistema passivo, a differenza di quello attivo, non invia onde di nessun tipo ma sfrutta la naturale luce riflessa o propria dell’oggetto per calcolare la distanza. Il rilevamento può essere di due tipi:
- Rilevamento di contrasto: questo sistema si basa sul rilevamento del migliore fuoco in base al maggior contrasto del soggetto con lo sfondo. Per rendersi conto di quale sia il miglior contrasto, il sensore elabora in pochissimi secondi una serie di foto a contrasto differente. Quando si accorge che il contrasto è troppo ed ha peggiorato l’immagine, fa un passo indietro e propone la foto precedente che, evidentemente, è quella con il contrasto migliore.
- Rilevamento di fase: questo sistema sfrutta un certo numero di coppie di sensori poste in punti differenti, ognuno dei quali corrisponde ad un punto di messa a fuoco. I sensori della coppia sono sistemati molto vicini tra loro e quindi faranno due immagini lievemente differenti. Le due versioni della foto danno una chiara indicazione di quanto va spostata la lente in modo che le due immagini possano collimare.
Qual è l’Autofocus Migliore?
Possiamo dire senza esagerare che i sistemi attivi di messa a fuoco automatica siano ormai sorpassati del tutto.
Questo perché il sistema è efficace ma solo quando si è in un ambiente pulito e senza interferenze.
Ad esempio, se si vuole scattare una foto dalla finestra, la messa a fuoco sarà terribile perché ci sono altre onde che si riflettono ed entrano in conflitto con quella inviata dal dispositivo.
Inoltre, lo sai che con questo tipo di sistema è totalmente impossibile mettere a fuoco il colore nero? Ci vuoi scommettere? Il nero, per sua natura, assorbe le onde infrarosse e quindi, non riflettendole, non può dare alcuna indicazione su quanto sia distante dalla macchinetta fotografica! Bella schifezza!!!
I sistemi passivi sono quindi nettamente più avanti rispetto a quelli attivi.
In particolare, quello che sfrutta il rilevamento di contrasto è utilizzato per le fotocamere compatte e per le fotocamere degli smartphone e dei tablet. Il rilevamento di fase invece è utilizzato per tutte le Reflex e per le più recenti Mirrorless, Full Frame o meno.
Si tratta di un sistema preciso e veloce, che permette di scattare quasi sempre foto perfettamente a fuoco. Il suo limite subentra quando c’è scarsa luminosità . Per ovviare è stato creato un sistema di supporto, costituito o dalla luce del flash o da un particolare reticolo a infrarossi.
Addirittura nelle più recenti macchine fotografiche è stato introdotto un altro sistema di messa a fuoco, cioè quello di rilevamento automatico dei volti. In questo caso, se viene impostata la funzione, il sistema riconosce automaticamente se nell’inquadratura sono presenti dei volti mettendoli a fuoco.
Come si usa la messa a fuoco automatica?
Lo so cosa stai pensando: se è automatica fa tutto da sola.
Questo non è assolutamente vero, bisogna sapere come usarla e che modalità scegliere affinché la foto venga perfettamente a fuoco. Non sei ancora convinto? Allora spiegami come mai alcune foto sono così sfocate che neanche mia nonna con le cataratte ci vede così male!
Con la tecnologia che abbiamo oggi, fare le fotografie è diventato molto più semplice. Ma non per questo ci si può improvvisare fotografi e tentare il colpaccio semplicemente cliccando il tasto dello scatto.
Vanno valutati molti parametri, non per ultimo il soggetto da mettere a fuoco. Non dimenticatevi che anche la macchina fotografica più figa e performante resta un dispositivo elettronico e pertanto passibile di errori. Ad esempio, metterà sempre a fuoco il soggetto che considera migliore, ma non è detto che sia lo stesso che hai scelto tu.
Le modalità di autofocus sono tre: singola, continua, standard. Vediamo quindi come funzionano nel dettaglio e come scegliere quella da utilizzare a seconda della situazione in cui ci troviamo.
Modalità AF singola
Identificata anche come One Shot, è la modalità di autofocus classica, per capirci è quella che molte fotocamere impostano come predefinita.
Impostando questa modalità è il fotografo a scegliere il punto di messa a fuoco. Il dispositivo quindi metterà a fuoco solamente quel punto, ignorando le informazioni provenienti dagli altri campi. Ovviamente, non è un metodo che si adatta ai soggetti in movimento. Ha il vantaggio di richiedere un uso limitatissimo della batteria.
E quindi quando va usata? Questa modalità si presta superlativamente a:
- ritratti
- paesaggi naturali
- bellezze architettoniche
- oggetti
Sulle Canon questa modalità è indicata con la sigla AF oppure con la scritta One Shot, sulle Nikon invece c’è la dicitura AF-S.
Modalità AF Continua
E’ indicata nelle situazioni esattamente opposte alle precedenti. In altre parole, è la modalità da preferire in caso di soggetti in continuo movimento.
Il sistema è in grado di mantenere sempre a fuoco l’immagine e di recuperare subito il fuoco ogni volta che il soggetto si sposta.
Il fotografo, con questa modalità impostata, deve semplicemente premere per metà il tasto di scatto in modo da attivare la messa a fuoco automatica. Questa si disattiverà soltanto quando viene spostato il dito. Quindi, sia che si aspetti il momento ideale per scattare, sia che si facciano foto a manetta, il fuoco è sempre perfetto!
Quando sfruttare questa modalità ? L’autofocus continuo è imprescindibile per fotografare:
- persone in movimento
- oggetti in movimento
- manifestazioni acrobatiche aeree
- eventi sportivi
- animali domestici e selvatici
Sulle Canon è indicata come AI SERVO, sulle Nikon, invece, con la sigla molto più intuitiva AF-C.
Modalità AF Standard
Definita anche come automatica, è una sorta di via di mezzo tra le due modalità precedentemente descritte.
Si tratta della modalità più utilizzata soprattutto dai fotografi principianti, ma risulta molto utile anche per i professionisti che hanno un sacco di esperienza.
In poche parole, questa modalità è progettata in maniera tale da passare dalla modalità singola alla continua a seconda delle esigenze.
Ma come fa per fare questo? Se si accorge che il soggetto che stiamo fotografando si muove, attiva la modalità continua. Altrimenti, se il soggetto messo a fuoco è fermo, usa la modalità singola, per risparmiare batteria.
Questa modalità è piuttosto recente e quindi passibile ancora di errori. Grazie al progresso tecnologico, la modalità sta migliorando notevolmente ma, per il momento, non è ancora perfetta. Può quindi succedere che non si attiva la modalità continua quando dovrebbe, oppure che resta attiva quando non ce ne è bisogno con conseguente dispendio di carica.
Sulle Canon, questo tipo di messa a fuoco automatica è indicata come AI FOCUS, sulle Nikon come AF-A.
Autofocus vs Messa a Fuoco Manuale
C’è chi crede che per potersi considerare fotografi bisogna usare esclusivamente la messa a fuoco manuale… A questa gente rispondi con una sonora pernacchia! La tecnologia va avanti e bisogna stargli dietro!
Sapendo come usarlo, l’autofocus ti permetterà di risparmiare tempo e scattare più foto consecutive senza dover modificare di volta in volta la messa a fuoco.
Ovviamente ci sono casi in cui è indispensabile usare la messa a fuoco manuale, come ad esempio quando si ha una parete o comunque un fondale monocromatico (non rilevando contrasti l’autofocus non saprà cosa mettere a sfuoco).
Infine, nei casi in cui si sa, ad esempio, che una data persona o un oggetto passeranno esattamente in un punto preciso, allora conviene fare la foto con fuoco manuale perché lo scatto non è leggermente ritardato come per l’AF.
Facciamo un esempio per capire meglio. So che il treno passerà un metro prima del passaggio a livello alle ore 11:07:35. Allora sistemo il cavalletto dove ho la visuale che preferisco sul punto ad un metro dal passaggio a livello. Preparo la messa a fuoco. Orologio alla mano aspetto l’avvicinarsi dell’ora e, al momento opportuno scatto. Avrò così la foto del treno, perfettamente a fuoco, scattata nel secondo esatto che ho scelto io.
PREZIOSO CONSIGLIO: se in una Fotografia vuoi tutti gli elementi perfettamente a fuoco, allora devi assolutamente leggere questo articolo sulla Distanza Iperfocale.
Messa a Fuoco Automatica e Profondità di Campo
Qualunque sia il sistema di messa a fuoco che scegliete tenete presente che spesso la differenza tra una foto bella e una decente la fa la profondità di campo (ok, si… Sto un po’ esagerando… Ma concedimelo…), questa sconosciuta!
La profondità di campo è la porzione di spazio a fuoco prima e dopo del soggetto messo a fuoco. Questa viene governata dall’apertura del diaframma.
Quando il diaframma è molto aperto avremo il soggetto messo a fuoco e tutto il resto sfuocato. Si tratta di un metodo di norma utilizzato per i primi piani. Quando, invece, il diaframma è più chiuso, avremo un’inquadratura ben nitida. Questa si usa di norma per i passaggi.
In altre parole, la profondità di campo fa in modo che il passaggio dalla zona a fuoco a quella sfocata sia graduale. Nel primo caso descritto si parla di ridotta profondità di campo, nel secondo caso, invece, di ampia profondità di campo perché l’intervallo tra prima e dopo dell’oggetto messo a fuoco è decisamente esteso.
Un bravo fotografo deve essere in grado di giocare sulla profondità di campo e saper regolare le variabili da cui dipende, cioè: apertura diaframma, distanza del soggetto, lunghezza focale dell’obiettivo.
Quindi, se vuoi scattare un ritratto ad una bella ragazza per impressionarla, non ti basta selezionare AF-S e scattare incrociando le dita e sperando che la foto venga figa. Anche se il soggetto è bello di per sè, devi lavorarci comunque sopra per farlo risaltare. Ti tocca perciò aprire il diaframma e considerare che facendo così entra più luce e quindi devi scegliere il punto migliore da dove inquadrare e metterti alla giusta distanza. Solo allora potrai scattare e, anche con la messa a fuoco automatica singola, farai una foto che è un capolavoro.
Correggere le Foto (leggermente) Sfocate
Se hai letto fino a questo punto avrai capito ormai tutto sulla messa a fuoco automatica.
Al momento di scattare prenderai le giuste precauzioni e la foto dovrebbe venire perfettamente a fuoco.
Purtroppo però, può comunque capitare che il soggetto non sia perfettamente messo a fuoco. Non dovrebbe succedere, ma neanche le macchine sono così avanti da prevedere tutte le variabili ambientali e di movimento. Può succedere, quindi sarebbe meglio fare sempre più scatti e poi scegliere in seguito quello migliore.
Ma come fare se hai scattato una foto nel momento in cui accade qualcosa di fantastico ma è uscita sfocata?
Ecco. Se la foto è proprio sfocata… La cestini immediatamente!!! Altrimenti… Ad esempio, sei riuscito a fotografare la tua amica proprio mentre viene buttata in piscina e lei è lì, perfettamente sospesa in aria, in una posizione assurda e bellissima allo stesso tempo, ma è leggermente sfocata.
Nella foto che hai scattato un attimo prima è ancora sul bordo della piscina e, un attimo dopo, è già nell’acqua. Esiste un modo per correggere le foto sfocate?
In parte la correzione è possibile grazie ad alcuni programmi specifici, alcuni dei quali possono essere scaricati come app sugli smartphone e sui tablet sia con sistema operativo Android che iOS.
Anche Photoshop prevede tra i suoi strumenti anche quello per migliorare la messa a fuoco quando una foto non è troppo sfocata.
I programmi di fotoritocco sono molto utili quando alla base c’è una fotografia fatta bene, senza errori sfacciati fatti in fase di scatto. Una leggera sfocatura può essere facilmente eliminata se si sa come fare, ma non esiste un medico pronto a dare nuova vita a una foto che non ha anima.
Se ti interessa la fotografia e ti vuoi approcciare ad essa in maniera molto più professionale, iscrivendoti al sito avrai accesso a quattro video tutorial gratuiti sulla fotografia e sul fotoritocco! Clicca sul banner qui sotto!
per uno come me ,che sta cominciando da zero e vuole cimentarsi con una pentax K-1 mark ii (già in possesso)come deve fare…
parli solo di obiettivi Nikon e Canon.?…….porca miseria !
Non c’è speranza ?-